Giorni fa il presidente Mattarella ha visitato la casa di A. Manzoni. Una bella cerimonia (l’ho registrata) e tante facce interessate di studentesse e studenti milanesi.
Facce interessate e serie. Nessun telefonino, nessun auricolare. Forse (non posso saperlo) nessun tatuaggio.
Alcuni professoroni, parlando prima di Mattarella, hanno spaccato il capello in quattro per stabilire se Manzoni possa essere definito illuminista.
Certo che lo era! basta ricordare la sua ironia sulla cultura del Seicento e sui ragionamenti di don Ferrante, che nega l’esistenza della Peste (non è né sostanza né accidente, dunque non esiste). Ma don Lisander era anche romantico. Non un romantico “nordico”, tutto nebbia e fulmini, eroi titanici, valchirie e incantesimi; il suo romanticismo era fatto di gente semplice, umile e devota.
Ma aggiungo che era anche (l’ho letto in una brillante biografia di Eleonora Mazzoni al capitolo 25) un esperto e tenace agricoltore. Nella tenuta di Brusuglio piantò più di 1500 alberi, per lo più da frutto: mele, pere, albicocche, ciliegie, prugne.
Sistemò una risaia, acquistando di persona le piantine a Pavia. Impiantò una grande quantità di gelsi. Dovendo riempire un modulo anagrafico si qualificò (come avrebbe fatto anni dopo Verdi) agricoltore e non letterato. Ed era già famoso in tutta Europa come l’autore dei Promessi Sposi.