Si avvicina la proclamazione dei vincitori. Ho visto solo 4 dei candidati al titolo di miglior film. Li elenco in ordine cronologico e dirò di ciascuno di essi cosa mi è piaciuto e per quali motivi potrebbe ricevere “zero tituli”
BELFAST (regia di K. Branagh) – L’ho considerato qui uno dei migliori film dell’anno e potrebbe vincere la statuetta. E’ una storia molto drammatica (tutte le guerre sono orribili, e le peggiori sono le guerre civili, combattute tra gente della stessa etnia): ma c’è anche la speranza che non muore mai… e infatti sappiamo che dopo 30 anni di sangue alla fine i leaders hanno fatto pace. Però non ci sono americani tra gli attori e questo è un difetto grave!
DON’T LOOK UP (regia di A. McKay) – L’ho magnificato qui e penso che abbia ottime possibilità di vittoria; è una feroce satira della società americana, superficiale avida e incapace di individuare i veri problemi (tipo la crisi dell’ambiente). Diversamente dal film di sopra le star di hollywood abbondano (Di Caprio, Jennifer Lawrence, Meryl Streep, Cate Blanchett, Mark Rylance…). Difetto principale: dura 2 ore e mezza e il ritmo qualche volta rallenta troppo.
IL POTERE DEL CANE (diretto da J. Campion) – Film veramente ben costruito, rischia di portare a casa 10 statuette. Soprattutto per gli attori (Cumberbatch, Jesse Plemons, Smit-McPhee) e anche per la protagonista Kirsten Dunst. Bellissimi anche i panorami (della Nuova Zelanda) filmati dall’australiana Ari Wegner. Difficile trovare difetti in questo drammone western. Magari io per il titolo avrei tradotto diversamente il salmo 22: “salva la mia vita dalle unghie del cane“
WEST SIDE STORY (diretto da S. Spielberg) – Non aspettatevi il lieto fine in questo film, ennesima versione di ROMEO AND JULIET. I Montecchi qui si chiamano Jets (Romeo si chiama Tony) e i Capuleti si sono scelti il nome Sharks (Giulietta Capuleti qui si chiama Maria). Storia cantata e ballata benissimo da giovani del West Side di Manhattan. Difetti? Se tu detesti il genere musicale non avrai difficoltà a trovarne (non c’è realismo: sono tutti belli e atletici, non sbagliano un passo quando ballano…) ma se appartieni alla mia generazione (noi coetanei di Spielberg, che siamo cresciuti tra SINGING IN THE RAIN, HELLO DOLLY e THE BLUES BROTHERS) potrai solo lamentare la lunghezza: 156 minuti.



