Ogni tanto mi torna in mano questo volume. Lo rileggo sempre con interesse.
Mi ha aiutato a comprendere l’evoluzione del sistema scolastico negli ultimi 2 secoli, fino ad arrivare all’attuale SCUOLA DEI BUONI SENTIMENTI.
Prima però devo fare alcuni passi indietro, per prendere la rincorsa. Diciamo che da quando c’è civiltà c’è scuola: c’era nell’antico Egitto (“impara a scrivere, figliolo, e diventerai un rispettato scriba”) c’era nell’Atene di Pericle, c’era nel medioevo ecc.
Serviva a trasmettere le tecniche, i modelli culturali e lo stile delle generazioni precedenti. Non era per tutti. Chi non era in grado di apprendere era espulso dall’istituzione scolastica senza troppi complimenti.
Rivoluzione francese. Dall’ideale dell’UGUAGLIANZA deriva la scuola meritocratica: ai privilegi della nascita e del censo si deve sostituire un’ARISTOCRAZIA BASATA SUL MERITO.
Da cui i voti dall’Uno al Dieci, le verifiche, il foglio protocollo piegato in due, il registro, la pagella, il diploma ecc. Insomma la scuola tradizionale come l’abbiamo conosciuta e come, formalmente, è ancora oggi.
Arrivano gli anni ’60 e io mi iscrivo a Pedagogia. Primo shock: dalla cattedra sento sminuire l’attendibilità dei Test sul Quoziente Intellettuale… “molti alunni rispondono a casaccio, non sono motivati, ritengono (per diversi motivi) che la scuola e la società stessa non abbiano nulla di buono in serbo per loro…”
Poi arrivano LETTERA A UNA PROFESSORESSA, Fachinelli, Freire, Illich…
Per Illich la scuola è diventata una costosissima struttura, che ha come scopo la formazione di individui adatti e utili alla produzione industriale.
“La scuola è l’agenzia pubblicitaria che ti fa credere di avere bisogno della società così com’è”
Le teorie sovra esposte hanno influito sulle finalità della scuola pubblica italiana (e di molti altri paesi) con un risultato paradossale.
Inizialmente la scuola pubblica era MERITOCRATICA e si sforzava di selezionare gli alunni (ve le ricordate le solenni bocciature di qualche decennio fa? nella mia classe di liceo dei 39 che partirono in prima solo 9 arrivarono alla maturità senza ripetere almeno un anno). Al contrario, la scuola gestita dai religiosi si basava sui BUONI SENTIMENTI (fioretti, adorazione eucaristica, “il Vangelo ci insegna ad amare i poveri”, buona azione quotidiana ecc).
Adesso è proprio la scuola pubblica (abbandonata la meritocrazia) a basarsi sui buoni sentimenti. Infatti i FINI che si prefigge di fatto sono i seguenti:
- permettere la socializzazione dei timidi e degli
handicap diversamente abili
- favorire una mentalità tollerante, multietnica e multiculturale
- combattere il razzismo, il bullismo, le droghe, il tabagismo e l’alcoolismo
- prevenire il disagio adolescenziale, l’anoressia e altre forme di malessere
- evitare che la fragile psiche degli alunni sia traumatizzata dagli insuccessi scolastici, sostituendo le bocciature con i debiti formativi e gli esami di riparazione con brevissimi corsi di recupero.
E le scuole cattoliche? Per la verità non ne ho esperienze dirette, ma nutro il sospetto che il loro vero problema sia quello di far quadrare i bilanci e che degli ideali evangelici e dei buoni sentimenti in genere non gliene importi una beata cippa.
