LA BIBLIOTECA DEI MORTI, romanzo di G. Cooper

Se vi capitasse di conoscere con assoluta certezza la data esatta della vostra morte QUALE SAREBBE IL VOSTRO COMPORTAMENTO?

Mentre ci pensate, vi dico qualcosa di questo romanzo.

Un detective americano (già anzianotto, pensa a quando potrà andare in pensione) insieme a una giovane collega (andranno a letto insieme, questo s’era capito) indagano su una serie di morti.

Forse c’è un serial killer all’opera?

I lettori sanno subito (grazie ai numerosi flash-back) che la storia parte da molto lontano.

E che si trovano nell’ambito del GRANDE-SEGRETO-CHE-I-POTENTI-TENGONO-ACCURATAMENTE-NASCOSTO.

Tanto nascosto che molte vite umane vengono sacrificate a tale scopo (tipo Codicedavinci).

Per tenere all’oscuro l’umanità del GRANDE-SEGRETO-ecc si sono dati da fare W. Churchill, E. Bevin (ministro degli Esteri di Sua Maestà), il presidente americano H. Truman e alcuni alti papaveri delle forze armate USA. Per custodire meglio il GRANDE-SEGRETO è stata costruita una base sotterranea nota come Area 51.

C’entrano gli extra-terrestri?

No, non c’entrano una cippa. I servizi segreti lo lasciano credere. Per nascondere la verità.

A questo punto inserisco la copertina del libro. Se proprio ci tenete a conoscere il grande segreto, leggete pure oltre l’immagine. In caso contrario, per oggi basta così. Hasta luego.morti

Se siete ancora qui, vi racconto cos’era successo.

Nei sotterranei di un’abbazia inglese, tra l’VIII e il XIII secolo, una singolare stirpe di amanuensi ha riempito 700.000 volumi rilegati in cuoio.

I volumi contengono i nomi di tutti gli umani da quell’epoca al 2027. Di TUTTI, ripeto; compresi gli indios amazzonici, gli esquimesi, i papua della Nuova Guinea, ecc; ogni nome scritto coi caratteri della lingua locale (i cinesi in cinese, gli arabi in arabo, i russi in cirillico) e a questo punto sorge il sospetto che questo romanzo sia una CAZZATA.

Accanto a ogni nome c’è la data di nascita e quella di morte. Sappiamo infine che gli ultimi umani moriranno tutti insieme il 9-2-2027 e che quando gli amanuensi della morte sono arrivati a scrivere questa data (accompagnandola con le parole finis dierum) si sono tolti la vita in massa, piantandosi la penna in un occhio.

Prima domanda: quali conseguenze avrebbe rendere pubbliche le date di morte di tuttiquanti?

Lo spiega il protagonista (Will Piper): i disonesti si scatenerebbero oltre ogni immaginazione e molti onesti diventerebbero disonesti (chi te lo fa fare a rigare dritto, quando sai che stai per morire?); in pratica un’ANARCHIA INGOVERNABILE.

Seconda domanda: perché i superiori di quell’Abbazia non temevano quell’Anarchia? Azzardo io una spiegazione. Nel medioevo ragionavano molto diversamente da noi, per loro la vita era solo una preparazione all’aldilà e il loro motto era MEMENTO MORI. Perciò non era un dramma sapere che la fine era prossima (anzi, ci sono rimasti male a scoprire che il Giorno-del-Giudizio-Finale era così lontano).

Terza domanda: perché Churchill e Truman non hanno fatto semplicemente un falò di tutta quella pergamena e delle sue jettatorie previsioni? PER MOTIVI STRATEGICI. Sapere quando moriranno (ad esempio) Stalin, Mao Tsetung o Saddam Hussein è utilissimo alla CIA.

Quarta e ultima domanda: questa stronz…  questo romanzo ha avuto successo? SI’, eccome. Tanto è vero che è uscito il seguito: IL LIBRO DELLE ANIME.

Però ve lo leggete voi. Io preferisco storie più sensate.

Se volete, ne parlerò la prossima volta.

Published in: on Maggio 30, 2010 at 4:51 PM  Comments (9)  
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Amo Venezia, perciò….

… sono strafelice che abbiano scartato la candidatura a sede dei Giochi olimpici del 2020.

Venezia olimpica? Sarebbe un disastro!

Già la bellissima città, sposa del mare, è ingorgata quasi tutto l’anno (si salva in parte il bimestre novembre-dicembre) da un flusso massiccio di turisti, spesso di una maleducazione unica. 

Cosa diventerebbe la mia prediletta Venezia, aggiungendo a questo affollamento selvaggio un affollamento supplementare IN ESTATE, quando già adesso si fatica a trovare un posto sui vaporetti e nei bar?

Certo, se si pensa unicamente ai soldi, agli appalti per la costruzione dello stadio olimpico ecc (pensate all’impatto ambientale e paesaggistico), alla vendita di gondole di plastica e altre banalità, l’Olimpiade fa palpitare il cuore di speculatori e borsaioli…

Ma per me, che amo Torcello più di piazza San Marco e l’isola di San Giorgio più di Rialto, Venezia è stata FORTUNATISSIMA a essere scartata.

Pensate piuttosto a ripulirla dalle cartacce e dalle lattine di cocacola (che ho visto galleggiare tristemente nei canali di Cannaregio)…

Published in: on Maggio 19, 2010 at 5:06 PM  Comments (8)  
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chiamali (se vuoi) burdigoni

Lo studio dei dialetti è affascinante. La prima cosa che si impara è che era la lingua dei poveracci, contrapposta alla lingua dei potenti e degli snob. Anche in Egitto, in Atene e in Roma era così: la voce dotta (ad esempio) era os, oris ma la plebe usava bucca.

E questo spiega perchè nei dialetti troviamo grande varietà di termini riguardanti voci umili, come lo straccio per asciugare o spolverare. Mentre gli elegantoni usavano il manutergium per asciugarsi le mani, nel popolino si usava il cencium o la mappina (un termine diffuso in molti dialetti meridionali, a quanto ne so).

Un esempio ancora più spettacolare. Ignazio Silone fa notare come la parola usignolo non abbia corrispondenti nel dialetto parlato dai suoi compaesani: è una voce dotta, usata da poeti e sognanti fanciulle di città.

I montanari abruzzesi distinguevano diversi tipi di gallina o altri uccelli commestibili, ma l’usignolo non si può mangiare (è troppo piccolo) e perciò non poteva interessarli.

Invece è ricchissima la varietà di termini dialettali per indicare un altro animaletto che la gente di tutte le epoche, almeno fino a poco tempo fa, trovava ben più familiare.

In Campania si chiama scarrafone.

A Roma bacarozzo.

A Bologna burdigone.

A Piacenza panarone.

In somma, sono decine i termini dialettali per indicare la BLATTA (cercare su Wikipedia un elenco ben più esauriente del mio).

E voglio concludere questo post onorando la blatta messicana (la cucaracha), che ha ispirato una popolarissima canzone.

Published in: on Maggio 11, 2010 at 2:52 PM  Comments (12)  
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