Coraline e una notte da leoni

E’ iniziata un’afosa estate. I cinema attraggono più per l’aria condizionata che per la qualità della programmazione.

Però tra tante fetecchie qualcosa di buono c’è. Segnalo che in circolazione ci sono un piccolo capolavoro e una commedia demenziale che-si-lascia-vedere.

Coraline e la porta magica è molto bello.

Penso che lo andrò a vedere ancora, possibilmente senza la torma di bambini (accompagnati incautamente da mamme e nonne) che mi hanno rotto le orecchie con i loro urletti per più di un’ora.

Cominciamo col dire che NON è un film adatto ai minori di anni 8, a meno che L’ESORCISTA, ALIEN e LA SPOSA CADAVERE siano i loro DVD preferiti.

All’inizio sembra ALICE IN WONDERLAND: l’undicenne protagonista attraverso una porta misteriosa esce dal nostro mondo per entrare in un universo parallelo in cui tutto SEMBRA più bello, papà e mamma sono più gentili e disposti a giocare con lei, i vicini sono più simpatici ecc.

Ma Coraline si accorge che è finita nel regno della Morte, un paese da incubo in cui tutti debbono cucirsi dei bottoni neri sugli occhi. Insomma, farà di tutto per fuggire e tornare nel nostro mondo, forse noioso ma certo più tranquillo.

Quanto a UNA NOTTE DA LEONI, commedia diretta da Todd Phillps, mi ha piacevolmente sorpreso. Mi avevano detto che somigliava a Bachelor’s party, una farsaccia nota unicamente perchè è stata la prima volta da protagonista di Tom Hanks.

In realtà, mentre Bachelor’ecc era di una sguaiataggine unica (difatti lo ridanno ogni tanto su Italia1), questo è un film divertente e ben interpretato.

Quattro maschi repressi (uno dei quali si deve sposare tra due giorni) partono per Las Vegas. Succederà di tutto: una tigre nel bagno, un boss della mafia cinese rinchiuso nel baule della mercedes, Mike Tyson (che interpreta se stesso) che li piglia a pugni, una spogliarellista (interpretata da Heather Graham) di buon cuore, due poliziotti allegramente sadici ecc. Finisce bene.

Questo film (non da Oscar, ripeto) ci insegna comunque cose utili:

  1. non crediate che basti ricordare le carte uscite per vincere a Blackjack: NON E’ VERO!!! (è una leggenda creata da un altro film, RAIN MAN, con Dustin Hoffman) L’elemento aleatorio (detto anche culo) è decisivo nel blackjack, come nella roulette, credetemi sulla parola.
  2. in America un dentista non è considerato medico; difatti uno dei quattro (il più represso dei quattro) è dentista, ma i veri medici lo guardano dall’alto in basso.
  3. le troiett le fanciulle di piccola virtù hanno sempre fortuna; per conferma chiedere a Villa Certosa (Italy).

Twilight, il romanzo

La domanda è: se questi SUPERMEN bevitori di sangue sono INTELLIGENTISSIMI, AFFASCINANTI, DOTATI DI POTERI PARANORMALI (leggono nel pensiero, intuiscono il futuro, ecc) e soprattutto sono IMMORTALI (Carlisle Cullen è nato intorno al 1630, per non parlare dei millenari Vulturi) cosa gli impedisce di impadronirsi del potere su di noi?

Invece vivono nascosti. Peggio ancora, SONO COSTRETTI AD ANDARE A SCUOLA: Edward deve cambiare scuola ogni tre anni (rimarrà diciassettenne per sempre, si noterebbe che non invecchia) e ascoltare le stesse lezioni in Alaska, nello stato di Washington ecc.

Che palle! (come dicono a Forks)

RISPOSTA. Se questi vampiri dominassero il mondo, secondo logica, Bella non si troverebbe un compagno di banco strafico, non si prenderebbe una cotta omerica e non ci sarebbe materiale per una (interminabile?) serie di romanzi.

Diciamo che Twilight, un romanzo pregevole sotto alcuni punti di vista, è pieno di incongruenze. Poco male: la stessa cosa si può dire di molti altri best-seller. Ad esempio delle storie di Harry Potter.

Ecco, Harry Potter. Rileggendo Twilight (per il motivo accennato nel post precedente) mi sono accorto di molte analogie.

  • in entrambi i casi esiste un mondo parallelo al nostro, popolato da esseri dal grande potere e fascino, di cui i comuni mortali non devono sapere nulla
  • Isabella è cresciuta in una famiglia sfasciata, Harry (orfano) ha dovuto subire due zii insopportabili e un cugino orrendo
  • si accorgono entrambi di essere DIVERSI da quello che credevano di essere: Isabella è speciale, ha una mente “impenetrabile” in cui nemmeno Edward riesce a entrare; non parliamo di Harry (anche lui all’inizio era goffo e insicuro)
  • il mondo dei vampiri (come il mondo dei maghi) è diviso nettamente tra “buoni” e “cattivissimi”
  • il lettore però non sa subito chi siano i buoni: ci arriva per gradi e poi non mancano casi di ambiguità che saranno risolti solo alla fine della saga
  • esistono (a Volterra come a Hogwarts) precise e consolidate gerarchie

Veniamo alle differenze.

  • Isabella racconta in prima persona (il che le permette di analizzare con sottigliezza i propri pensieri e le proprie emozioni, tipo LA COSCIENZA DI ZENO), mentre la signora Rowling (interessata più all’intreccio che alla profondità) non può farlo altrettanto bene
  • il SESSO (che nel mondo di HP è trattato come fatto assolutamente marginale) qui è il centro di tutto, strettamente connesso alla violenza: non sono il primo ad accorgermi che i morsi dei vampiri sono una metafora della deflorazione, vero?
  • il conservatorismo britannico fa sì che “tutto resta quello che è”: dopo 7 romanzi e migliaia di pagine Harry e compagnia bella si ritrovano al punto di partenza (alla stazione di King’s Cross, accompagnando i pargoletti a prendere lo stesso, immutabile, treno); la mentalità americana è aperta al cambiamento (alla fine “nulla sarà più come prima”)

In conclusione, qualche considerazione sullo stile della signora Meyer.

In buona parte, la storia segue la consolidata tradizione dei romanzi Harmony (la passione non esplode improvvisa: arrivano i segni premonitori, ci sono equivoci e malintesi e poi… BOOM!!!), ma in più c’è un certo coefficiente di umorismo. Umorismo sui generis, paragonabile a quello del FANTASMA DI CANTERVILLE, causato dalle bizzarrie del rapporto tra una giovane umana (là si chiama Virginia) con il mondo dei non-umani.

Qualche esempio. Frasi come “Mi venne incontro e il mio cuore impazzì” starebbero bene in un romanzo di Luciana Peverelli.

Esempi di humour “nero”: “Dubitavo che esistessero dei manuali di bon ton che consigliavano l’abbigliamento giusto per accompagnare il proprio fidanzato vampiro a casa della sua famiglia di vampiri…” oppure “Sì, è proprio una giornataccia, se nessuno mi dice che vorrebbe mangiarmi!”

E ancora: “Essere padre è senz’altro difficile: vivere nel timore che tua figlia incontri un ragazzo che le piace e allo stesso tempo aver paura che non lo incontri.”

GIUSTO. E NON SUCCEDE SOLO IN AMERICA.

In sintesi, questo romanzo mi è piaciuto. Naturalmente NON mi è piaciuto il film (osservate lo sguardo bovino di mr. Pattinson), ma di questo mi ero già occupato a novembre.