Woody divertente, “Parnassus” stravagante “informant” interessante, “cosmonauta” deludente

L’ultimo film di W. Allen mi è veramente piaciuto.

Anche se la trama non è molto originale. Un vecchio cervellone (ha sfiorato il Nobel, per la fisica) impreca contro la vita, l’umanità, Dio, ecc (insomma, Woody mette ancora in scena se stesso), ma arriva una bella oca (“ignorante come una cozza morta” direbbe Giacobazzi) che comincia a intenerirlo… finché arriva la madre di lei a rovinare tutto.

Come trama (dicevo) assomiglia a tanti film alleniani (Manhattan, La dea dell’amore, Celebrity, Anything else, ecc) e serve come pretesto per una serie di battute sarcastiche (tipo “se siete uno di quegli idioti che “devono” star bene, fatevi fare un massaggio ai piedi”).

La morale è, tutto sommato, rasserenante: “qualsiasi tipo di amore riuscite a dare e a ricevere è un bene; basta che funzioni…”

Giriamo pagina.

Parnassus è un bel film di Terry Gilliam (americano, ex Monty Python). Un mago ha osato sfidare il Diavolo, che per divertirsi alle sue spalle lo fa vivere migliaia di anni. Siamo nell’ambito del FANTASY, ovviamente, e questa sensazione è rafforzata dal doppiaggio: Christopher Plummer (il protagonista) ha la bella voce di Gianni Musy, per cui sembra di sentir parlare Gandalf o Albus Silente.

“Informant” è un termine legale che equivale all’italiano “Collaboratore di giustizia“, uno che collabora con le indagini (per ottenere uno sconto di pena o per altri motivi) e che spesso rischia di brutto.

Qui un brillante biochimico (Matt Damon) vuole incastrare i capi della sua megazienda, che calpestano allegramente le leggi americane contro i trust. Collabora con l’FBI, registra, filma, arriva a colpire in pieno il bersaglio, ma…

Ma se non volete “guastare la sorpresa”, vi consiglio di saltare le prossime dieci righe. Quelle dopo la foto.
 

 

 

Alla fine salta fuori che il protagonista, che avevamo considerato un eroe e per cui facevamo il tifo, è un bugiardo, ladro e truffatore, e finisce in galera. E’ una storia vera: nei titoli di coda siamo informati che “l’eroe buono” ha scontato una pena di nove anni (in America non ci sono indulti) e che comunque è tornato a occupare un ruolo di dirigente informatico.

Film molto lento, soprattutto nella parte centrale. Non credo proprio che comprerò il DVD, ma è interessante nel descrivere le procedure giudiziarie americane. Conforta vedere che lì non guardano in faccia a nessuno: vi immaginate, in Italia, la polizia che arresta in massa i vertici di una grande azienda durante un banchetto di gala?

Altro giro, altro film. Nel 1963 l’Unione Sovietica mostrava al mondo il suo volto migliore, col faccione bonario di Nikita Krusciov e le imprese spaziali di Gagarin e Valentina Tereshkova.

La 15enne Luciana è infatuata di tutto ciò, il che provoca non pochi problemi. Alla passione politica si intrecciano passioni più terraterra: crisi adolescenziale, amori, gelosie, ecc.

Poteva venirne fuori un bel film (tra Caterina va in città e Notte prima degli esami) ricostruendo un periodo a me particolarmente caro (avevo 17 anni nel 1963 e mi commovevo a vedere Ballata di un soldato e Quando volano le cicogne), ma l’occasione è stata sprecata. Mariana Raschillà è bravina, ma gli altri giovani attori sono più volenterosi che capaci.

Le star? Claudia Pandolfi (la madre) è più inespressiva che mai e Sergio Rubini (il padrigno) è una macchietta svogliata.

Verrà meglio il prossimo film. Almeno lo spero.

quiz letterario di settembre

Chi ha scritto questo incipit?

Dopo 2000 anni l’umanità continua a ripetere risolutamente l’antico grido “Non quest’uomo, ma Barabba”.

Si comincia a pensare che Barabba sia stato un fallimento, nonostante la sua potenza, le sue vittorie, i suoi Imperi, la sua smisurata ricchezza, le sue Chiese e le sue Istituzioni politiche.

“Quest’uomo” non è stato ancora un fallimento, perché nessuno è stato abbastanza sano di mente da tentare di seguire la sua strada. Ma ha avuto una specie di strano trionfo. Barabba si è appropriato del suo nome e ha preso come stendardo la sua croce. E’ stato un omaggio, in un certo senso.

Per darvi un aiutino, vi dirò che questo autore è nato nell’Ottocento e morto nel XX secolo, ma NON è

  • Robert Musil (1880-1942)
  • Giovanni Papini (1881-1956)
  • Leone Tolstoj (1828-1910)
  • Ernest Hemingway (1899-1961)
  • Hermann Hesse (1877-1962)

 

Published in: on settembre 19, 2009 at 11:10 PM  Comments (10)  
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i Simpson

Nessuno può far finta di non conoscerli, a meno che non sia vissuto 20 anni nella giungla del Borneo o non sia un Testimone di Geova.

Perciò non vi ripeterò quello che sanno tutti, cioè che

  • è una satira della società e della cultura americana (cosa che rende molto difficile a chi ammmericano non è afferrare al volo certi riferimenti)
  • il SARCASMO è la chiave permanente di lettura: non si salva nessuno, nè religioni, nè istituzioni, nè leaders politici (i più spernacchiati sono i repubblicani, ma anche Bill e Hillary Clinton hanno avuto la loro parte)
  • i personaggi FEMMINILI sono visti con più simpatia di quelli maschili (pur non essendoci donne tra gli autori): Lisa Simpson è la più saggia e politically correct, sua madre Marge tiene in piedi la famiglia con la sua dolcezza e tolleranza (ha perdonato al marito più di una scappatella) ecc
  • uno dei “cattivi” (noto come TELESPALLA BOB), ricercato dalla polizia si è rifugiato in Italia, dove è stato eletto sindaco di una cittadina dalle caratteristiche vagamente mafiose (questo per ribadire cosa pensino dell’Italia negli USA)

Essendo queste cose note a tutti, non ne parlerò. Invece mi permetto di aggiungere qualcosa di mio.

Nei primi anni il più importante (almeno qui in Italia) era Bart: il suo grido di battaglia “CIUCCIATI IL CALZINO!” era popolarissimo; sulle magliette e negli infiniti gadget era il più citato.

Adesso (correggetemi se sbaglio) il numero uno è suo padre Homer, il grassone.

“Pigro, ottuso, inetto, ingordo e irresponsabile” responsabile della sicurezza di una centrale nucleare (nella puntata di Halloween 1999 si predice che la sua incapacità di aggiornare la data del computer provocherà l’Apocalisse). Un anti-eroe, il più anti-eroe di tutti gli anti-eroi. Un misto di Fantozzi (con più fortuna) e Pecuchet.

Sulle magliette di tutto il mondo Homer ha sorpassato Bart. Un motivo ci sarà.

Forse è talmente goffo e cialtrone che “fa tenerezza”, nel senso che anche il più goffo e cialtrone di noi si accorge di non sfigurare al confronto.

Oppure (ipotesi più maliziosa) facciamo il tifo per lui, osservando i disastri e le atrocità causate da “quelli bravi”, dai furboni e dagli intelligenti, dai leader e dai maestri del pensiero.

Hurrah per Homer!

mafia