Viaggio nel sud – quinta e ultima pagina

Stazione centrale di Napoli. Molto pulita. Negozi di moda. Molta polizia.

Tra un treno in partenza e uno in arrivo (quasi sempre in ritardo) l’altoparlante mette in guardia i viaggiatori: “non acquistare cibi e bevande da venditori non autorizzati!”
napol

Saliamo sul treno (che parte in perfetto orario): io e mia moglie andiamo a Bologna, nostro figlio e nostra nuora a Santiago, via Fiumicino. C’è ancora tempo per tornare su un argomento a cui avevo accennato qui.

Andiamo con ordine. Tanti anni fa (andavo al liceo) uscì un film napoletanissimo, diretto da Vittorio De Sica e prodotto da Dino De Laurentis: IL GIUDIZIO UNIVERSALE.

Ebbe un buon successo da Napoli in giù, ma al nord (nonostante uno sceneggiatore come Cesare Zavattini e attori di grido come Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Paolo Stoppa, Silvana Mangano, Nino Manfredi) fu un fiasco.

Motivo? Parlava di una surreale fine del mondo (preannunciata per le 18 da un vocione dal cielo) e quindi, implicitamente, della morte. Beh, noi settentrionali non vogliamo parlare della Signora con la falce.

Al massimo si mette il necrologio sul giornale e al cimitero ci si va il meno possibile.

Per i meridionali (a quanto mi dicono) è tutto diverso. I fiorai fanno affari d’oro in questi giorni e il 2 novembre ci vorrà tutta la polizia possibile per disciplinare le visite ai cari estinti.

Perché questa clamorosa differenza?

Avanzo un’ipotesi. Quando le differenze di casta sono così tangibili l’unica speranza di eguaglianza è qui.

Come scrisse un Grande Filosofo: ‘a morte ‘o ssaje che d’è? è una livella!
tot

Viaggio nel sud – quarta pagina

Se dovessi parlare di tutti gli artisti e gli scrittori che hanno amato quest’isola non la finirei più: Thomas Mann, Matilde Serao, H. Graham Greene, Curzio Malaparte, Peggy Guggenheim, Maxsim Gorki…

Mi limito, come anticipato, a dire qualcosa di A. Munthe e di P. Neruda (in ordine alfabetico).

Ordine alfabetico rispettato anche per i luoghi dove vissero: ANACAPRI (Munthe) e CAPRI (Neruda).
villa

Nello sfondo si vedono il porto di Capri e la punta della penisola sorrentina visti da Villa San Michele, l’originalissima costruzione che Munthe (1857-1949) si costruì su uno sperone roccioso anacaprese.

Era arrivato sull’isola a 18 anni e rimase folgorato dalla bellezza dei panorami, dal clima e dalle belle isolane. Giurò di ritornare.

Diventò un famoso medico a Parigi e a Roma, curando pazienti poverissimi e dame dell’altissima società. I primi gratis, le seconde facendosi pagare molto bene.

Nel 1887 iniziò a costruire la Villa, che ampliò e abbellì nel corso della lunghissima vita. Negli anni trenta scrisse un’autobiografia: LA STORIA DI SAN MICHELE

E’ una lettura molto interessante, che consiglio a tutti (come la consigliò ai suoi alunni il prof. Vincenzo Amoroso da Avellino). Alterna pagine leggere (come le invettive “contra Lutherum” del buffo parroco don Antonio) a momenti veramente tragici, come l’epidemia di colera del 1884.

Concludo dicendo del suo celebre amore per gli animali. Ottenne che l’isola diventasse un’oasi protetta per gli uccelli di passo: niente più reti da caccia!

Leggetevi il capitolo finale della Storia di San Michele. Alex immagina di oltrepassare la soglia del Paradiso; una schiera di profeti e santi (indignati dalla sua vita poco casta) vuole respingerlo.

Soprattutto Mosè ce l’ha con lui.

Ma lo difendono san Rocco, che ama chi ama i cani, e san Francesco, avvolto da una nuvola di uccellini. Come andrà a finire, secondo voi?

Se il medico svedese passò decenni ad Anacapri il poeta cileno trascorse solo 6 mesi (nel 1952) in una villa presso i Faraglioni. Li spese bene.
ner

Pablo Neruda scrisse bellissime poesie d’amore per la futura moglie Matilde Urrutia (vedi sopra). Poesie bellissime, di amore muy caliente (sarà l’effetto Capri?)

Dedicò una poesia anche all’isola azzurra. Ne traduco (alla buona) l’inizio:

Capri, regina di roccia,

nel tuo vestito di color amaranto e giglio

ho vissuto sviluppando la felicità e il dolore,

la vigna piena di splendenti grappoli

che ho conquistato nella terra…

cap

Published in: on ottobre 26, 2018 at 8:08 am  Lascia un commento  
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Viaggio nel Sud – terza pagina

Ho dovuto tradurre Tacito troppe volte. Sulla figura di Tiberio, in particolare, ho sudato molto.

Ma era davvero come lo descrivono Tacito e Svetonio? Uno stronzo, un tiranno sanguinario e uno sporcaccione?
tiberius

Per la verità qui a Capri Tiberio (eccolo qua sopra, interpretato da Ernest Thesiger) è molto popolare. Bar Tiberio, Tiberio Palace (5 stelle), ristorante Tiberio, via Tiberio, residenza Tiberio, pizza Tiberio…

Lo considerano un caprese honoris causa, che di fatto aveva trasformato l’isola nella capitale dell’impero.

Nella piazzetta che domina il porto c’è una lapide bilingue che ne tesse l’elogio, citando un americano (si chiamava Thomas Spencer Jerome) che lo definì Optimus Princeps.

Bah! Vai a sapere…

L’unico dato indiscutibile è che nel suo periodo (14 – 37 dopo C.) l’esercito romano si limitò a difendere i confini. Anche se i generali proponevano l’invasione della Britannia e dei territori tra il Reno e l’Elba (i generali se non gli dai una guerra da fare si annoiano) Tiberio da vecchio era diventato un ultraconservatore. E, di solito, ai conservatori non piacciono le guerre: vogliono che tutto resti com’è.

Morì a Capo Miseno il 16 marzo dell’anno 37. Sentendosi vicino alla morte volle lasciare Capri e tornare a Roma.

Pessima idea! Appena sbarcato sul continente tirò le cuoia, probabilmente non di morte naturale. Dev’essere allora che coniarono il detto Vedi Napoli e poi muori.

Sto dedicando troppo spazio a un personaggio lontanissimo nel tempo.

La prossima pagina del mio diario riguarderà un medico svedese e un poeta cileno, entrambi innamorati di Capri.

Eccoli qui. Anticipo che il cane di Axel Munthe si chiamava Puck. Quello di Pablo Neruda non lo so.
pucknerud

Published in: on ottobre 24, 2018 at 8:29 am  Comments (3)  
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Viaggio al sud – seconda pagina

Pizza da Verginiello, in compagnia di nostro figlio e nostra nuora. Vengono da Santiago del Cile e non sono abituati all’abuso, tutto italiesco, degli smartfon.
verginiello

Voglio dire che non sono abituati allo spettacolo: appena finito l’ultimo boccone sui tavoli intorno al nostro appaiono quegli oggetti rettangolari e via con le foto, le condivisioni, i messaggi whattsapp eccetera.
uatts

Quasi nessuno parla. Tutti messaggiano.

A quanto pare in Cile non usa tanto messaggiare a tavola. Usano quegli aggeggi sul posto di lavoro, negli aeroporti, ai giardini pubblici ecc.

Ma non dove si dovrebbe gustare il cibo.

Cambiamo discorso.

-Usano anche da voi i teschi sulle magliette?-
teschteschiotes

-Sì, ma non tanto frequenti come qui…-

Si discute sui motivi di questa moda che sembrava affievolirsi (ma questa estate italiana l’ha rilanciata).

  • si vuole esorcizzare la paura della morte
  • sono i riti di halloween (non più confinati alla fine di ottobre: ormai è halloween tutto l’anno)
  • se uno/a è brutto/a si consola così (come la moda dei jeans stracciati serviva per “contestare” i pantaloni sciccosi che c’erano prima)
  • questo gusto macabro ha ripreso quota da quando c’è Trump: quel coglione rischia di provocare una guerra nucleare e noi, più o meno inconsciamente, ci prepariamo al peggio

A questo punto arriva la pastiera napoletana. Del complesso rapporto tra i napoletani e la morte ne parliamo un’altra volta. OK?
pasti

Published in: on ottobre 23, 2018 at 8:50 am  Comments (1)  

Viaggio nel Sud – prima pagina

Sono bolognese al 100%, ma amo il golfo di Napoli.

Qui lo dico e qui lo dico. Avverto però che qualche annotazione del diario di viaggio non sarà del tutto positiva.

A Pompei è stata decifrata questa scritta. L’eruzione del Vesuvio è avvenuta in autunno?
pom
La cosa ha suscitato scalpore. Finora gli inquirenti della polizia imperiale seguivano la pista Annibale (è sempre comodo dare la colpa di tutto a chi viene dal nordafrica).

Ma ora Annibale ha un alibi inattaccabile: era in vacanza a Miami.

Le indagini dovranno prendere un’altra strada. Saranno indagati i cristiani, già ritenuti responsabili dell’incendio di Roma.
tax
I taxi napoletani non vanno a benzina. Vanno a clacson.

I clacson (non solo dei tassisti) suonano a distesa giorno e notte. Non solo per avvisare chi non scatta al verde come se fossimo al gran premio di Monza (questo succede anche a Bologna).

Suonano soprattutto per scacciare gli spiriti maligni, tipo indigeni dell’Amazzonia. Ma anche per avvertire chi cerca temerariamente di attraversare la strada: “Stai accorto a quello che fai! Sto arrivando io! Non pensare che l’essere sulle strisce o spingere la carrozzina di un bebè basti a garantire la tua sopravvivenza!”
capr
Oscar Wilde scrisse che “gli americani buoni dopo la morte vanno a Parigi, quelli cattivi restano in America”.

Io ho gusti diversi da O. Wilde; ritengo che il paradiso sulla Terra sia a Capri e dedicherò le prossime pagine a spiegarne il motivo.

Per oggi mi limito a segnalare che i Capresi hanno un’altissima opinione della loro isola e sostengono che gli Ischitani hanno un solo vantaggio su di loro: vedono da lontano l’elegante profilo di Capri e non possono, ovviamente, vedere il profilo di Ischia.
profilo

Published in: on ottobre 22, 2018 at 8:29 am  Comments (3)  
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