Ci sono poche cose che mi interessano meno del campionato di football.
Dopo quello che è successo a Genova, comunque, pensavo che le partite della prima giornata (in programma ieri l’altro e ieri) fossero rinviate.
Non era complicato. Si sarebbero giocate a maggio. E gli italieschi avrebbero dedicato il uikend ad altri svaghi estivi, o magari alla riflessione.

Neanche per idea.
Esistono persone calciodipendenti. Sono in crisi d’astinenza dalla fine di maggio (astinenza attenuata da tonnellate di carta stampata e centinaia di dibattiti tv sul calciomercato) e da oggi hanno momenti di intensa gioia, ruminando di gol mancati, rigori concessi, moviole e var.
In sintesi, l’italiano medio non può vivere senza serie a, come non può rinunciare al festival sanremese e ai botti di fine anno.
E infine vi rivelo un segreto.
Rinviare una giornata di campionato ha conseguenze economiche rilevantissime.
Pensate agli spot televisivi su Sky e su Teleroccacannuccia, prima e dopo la partita (non puoi vendere gli spazi pubblicitari allo stesso prezzo se sei costretto a mandare in onda una replica del commissario Cordier); è stato calcolato che il rinvio della serie b (inizio slittato al 24-25 agosto) ha causato mancati introiti per centinaia di migliaia di euro.
Ah, dimenticavo di contabilizzare il business delle trasferte! Un esercito di pullman e di auto: juventini a Verona, romanisti a Torino (passando per Genova, suppongo), napoletani a Roma, interisti a Sassuolo, atalantini a Frosinone ecc ecc
Soldi, soldi, soldi, soldi: brunch alle aree di servizio, benzina e pedaggi autostradali… a beneficio di quei simpaticoni della Società Autostrade.

Perciò, di fronte a queste vitali esigenze del mercato, the show must go on
