PREMESSA. Questo post non vuole paragonare il valore artistico di 2 film. Non c’è gara tra il plurioscarizzato THE KING’S SPEECH e l’ultimo film diretto da Miss Madonna Ciccone. Su un piatto della bilancia ci sono attori di grande livello (Derek Jacobi, Geoffrey Rush, Colin Firth, ecc) e sull’altro Abbie Cornish (brava, ma non superlativa) e poco altro.
La contrapposizione è di altro genere.
Lasciando perdere quindi il confronto, le palline, le stelline e i voti di MyMovies, mi sembra interessante osservare come in questi film sia descritta da angolature totalmente opposte la crisi dinastica del 1936 che (per chi non la conoscesse) riassumo.
Morto re Giorgio V di Gran Bretagna, il primogenito David salì sul trono, dichiarando che non voleva rinunciare all’amata Wallis Simpson (americana e ancora legata a un precedente marito). La voleva come MOGLIE, come regina, non come amante (eventualità che non avrebbe creato problemi). Davanti alla pressochè unanime opposizione di governo, parlamento e opinione pubblica il giovane re abdicò a favore del fratello minore Albert, sposò Wallis e andò in esilio con lei.
Da una parte c’è la Britannia, la tradizione (che nemmeno il sovrano è libero di cambiare), il matrimonio indissolubile e l’arcivescovo di Costantinopoli …di Canterbury. Per cui in THE KING’S SPEECH la parte dei “buoni” la fanno Albert e sua moglie Mary, mentre Edward e Wallis sono biasimati come superficiali e capricciosi.
Dall’altra parte (nel film W. E.) il punto di vista americano. Quando si ama (o generalmente si persevera nella “ricerca della felicità”) non c’è regola che tenga, a cominciare dal divorzio. I “buoni” sono proprio loro, il Re innamorato e l’americana. Al contrario Albert e Mary non fanno proprio una bella figura.
E io come posso concludere?
Se la vita mi ha insegnato qualcosa è a rifiutare il manicheismo (tutto il bene da una parte, tutto il male dall’altra). Diciamo che ciascuno ha diritto al proprio punto di vista.
Lascio agli eventuali lettori di questo post l’ardua sentenza.