Premessa assolutamente irrilevante.
Nelle commedie italiane degli ultimi anni c’è sempre una nonna che muore. Muore Valeria Fabrizi in NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI, muore Piera Degli Esposti in GENITORI E FIGLI, muore Wilma DeAngelis in FEMMINE CONTRO MASCHI. Quale sarà il prossimo nonnicidio?
Fine della premessa assolutamente irrilevante.
CABARET è una pagina indimenticabile nella storia del cinema. Manca il lieto fine (fino a quel momento un film musicale DOVEVA finir bene) e anzi il film è pervaso da un senso cupo di fine-del-mondo.
Sally (Liza Minnelli) non sposerà il giovane Brian, anzi dichiara che rimarrà a Berlino finché l’alcool e la droga la distruggeranno. E su tutta la storia incombe la tragedia del nazismo.
Ma (in questa funerea cornice) lo spettatore resta incantato dalle canzoni e dai “numeri” del cabaret. Alcuni sono diventati classici, come “Money, money, money!” o “Willkommen in Cabaret”.
Un episodio mi ha particolarmente colpito. I protagonisti sostano in un’osteria di campagna e si sente cantare un giovane, una specie di boy scout. All’inizio viene inquadrata solo la faccia (dopo ci accorgeremo dell’uniforme della Hitlerjugend) e si percepisce solo la dolcezza della melodia; poi il lied coinvolge uno ad uno tutti i presenti che cantano in coro “Der morgige Tag ist mein”. Solo un vecchio dall’aria triste rimane seduto e silenzioso: lui sa che si comincia col cantare in coro e si finisce col marciare con un elmetto…
N.B. Se osservate il labiale, vi accorgete che il giovane canta in inglese “Tomorrow belongs to me”: agli americani riesce difficile ascoltare una canzone in una lingua straniera.
Ma nell’edizione italiana la canzone è doppiata in tedesco. Meno male: sarebbe stata una solenne bischerata sentire i tedeschi cantare in coro una canzone inglese.