Train de vie (inteso come film)

Un anno fa (a proposito dell’Olocausto) ho citato un bel film. Bello e straziante: se non vi commuove siete messi male…

https://ilbibliofilo.wordpress.com/2009/01/21/il-bambino-con-il-pigiama-a-righe-il-libro-e-il-film/

Quest’anno voglio citare qualcosa di più “leggero”.

In TRAIN DE VIE (su La7 questo pomeriggio) si scherza un po’ sulla tragedia delle deportazioni. L’olocausto non viene nascosto (ci mancherebbe!) ma lasciato sullo sfondo di una vicenda surreale.

Estate 1941. Schlomo (una via di mezzo tra lo scemo del paese e Mosè) ha saputo che tutti i villaggi ebraici della Romania sono svuotati, uno dopo l’altro, e gli abitanti sono trascinati su lunghi treni per un viaggio senza ritorno. Acquistata una vecchia locomotiva e alcuni carri-bestiame, Schlomo e i suoi organizzano un’autodeportazione, una fuga verso la libertà passando attraverso l’Ucraina.

Nel filmato potete assistere a uno degli episodi di questa fuga. A un posto di blocco, le SS vengono ingannate dall’astuto Mordechai, che (avendo vissuto a lungo a Vienna) parla bene il tedesco.

Intanto il villaggio abbandonato brucia,

brucia fino a ridursi in cenere…

Published in: on gennaio 27, 2010 at 10:18 am  Comments (7)  
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Albertazzi al Duse

Mercoledì sera al teatro Duse. Filosofi sulla scena, nel senso che Albertazzi interpreta F. Nietzsche e Protagora (nelle serate precedenti si era calato nei panni di Platone e di Ratzinger, ma io non c’ero).

Alla fine il pubblico ha applaudito lungamente. L’applausometro ha misurato la sonorità degli applausi a Protagora (52) e a Nietzsche (35): la vittoria di Protagora è comprensibile, in quanto Albertazzi lo ha descritto come campione dell’Ottimismo, mentre Nietzsche era il Pessimista.

“Tu, amico Protagora, ci parli della Democrazia e del Progresso… io, che per ventura vivo 2400 anni più tardi, ho constatato che la democrazia non è servita ad altro che a trasformare gli uomini in pecore…”

Giorgio Albertazzi è un abilissimo, impareggiabile animale da palcoscenico.

Potrebbe recitare l’orario ferroviario o il regolamento dell’Azienda del gas, il pubblico ne sarebbe ugualmente deliziato.

C’è da aggiungere che non c’erano solo i filosofi in scena. Nel suo monologare Albertazzi ha divagato in lungo e in largo, ha parlato della vecchiezza, di Dante e Beatrice e di Giulietta…

e quando ha iniziato con “se sia cosa più nobile sopportare pazientemente gli strali e i colpi di balestra…” ho provato un brivido. Ricordando che, in quello stesso teatro, 45 anni prima (alla vigilia degli esami di maturità) ero spettatore dell’Amleto con Giorgio Albertazzi.

Published in: on gennaio 21, 2010 at 10:22 PM  Comments (6)  
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Dr. House, Medical Division

GC mi fa notare la somiglianza tra Sherlock Holmes e Gregory House.

Più che giusto: House è la versione moderna di Holmes. Hanno tantissime cose in comune.

  • entrambi hanno un brutto carattere e un’altissima opinione di se stessi
  • entrambi vogliono solo casi straordinari da risolvere: la routine li deprime
  • entrambi si basano sullo stesso metodo: l’osservazione di particolari apparentemente insignificanti porta a conclusioni spesso imprevedibili
  • entrambi si drogano (nel caso di Holmes, DOYLE LO VOLEVA MORTO e quindi preparava i lettori alla sua imminente fine fin dalla seconda avventura, THE SIGN OF THE FOUR)
  • entrambi sono in conflitto con i mediocri: SH con l’ispettore Lestrade di Scotland Yard, House con i dirigenti del suo ospedale
  • entrambi hanno una “religione della scienza”, non si interessano di politica e non si lasciano coinvolgere emotivamente dai loro casi
  • H-o-u-s-e è quasi l’anagramma di H-o-l-m-e-s
  • al posto di John Watson (medico bravo, ma non geniale) c’è James Wilson (come sopra)
  • chi più ne ha, più ne metta