Have a good night, dear friend.
Cercasi esorcista MOLTO BRAVO per Carlo Verdone
Si avvicina àllouin (ho già scritto qui cosa ne penso) e vanno di moda le fattucchiere e gli stregoni.
Ma per Verdone e per il suo film SI VIVE UNA VOLTA SOLA non bastano gli stregoni e le streghe.
Ci vuole un esorcista di quelli bravi (in fondo al postaccio, se proprio insistete, vi dirò in quale film A. Hopkins insegna a scacciare il Maligno)
Cosa è successo e cosa sta per succedere a SI VIVE UNA VOLTA SOLA?
Andiamo con ordine.
Girato nel 2019, stava per uscire a fine febbraio (per la precisione il 27/2/2020). C’era stato il solito giro promozionale a base di interviste e ospitate televisive. Poi il VIRUS e la chiusura delle sale.
Rimaneva la via del piccolo schermo. Ma si decise di aspettare l’autunno.
Viva il cinema! Ma il cinema va visto al cinema, in mezzo alla folla!! Ekkekkazzo!!!
Io, vi confesso, ho molta difficoltà ad accettare il progresso (ammesso che sia progresso). Fino a poco tempo fa pensavo che lo streaming fosse una pratica erotica e che netflix fosse un insetticida.
Insomma si programmò per il 26 novembre. Stampati i manifesti, preparate le interviste…
Un altro decreto di chiusura????? Ma porkatroia!!!!!
Qui è proprio il diavolo che ci ha messo la koda…
Non tutto è perduto, naturalmente. La sale potrebbero riaprire a fine novembre. Ma in Italia siamo affetti dal morbo del rinvio (si può dire rinviite?), per cui la vedo brutta…
L’unica speranza è chiamare un esorcista e fargli benedire tutti i film in uscita!
(visto che insistete, l’esorcista di 24 righe fa era Antony Hopkins e il film era IL RITO, del 2011)
Nessun diavolo è stato scacciato nella stesura di questo post!

UN DIVANO A TUNISI (come la protagonista incontrò nel deserto Sigmund Freud il quale risolse i suoi problemi senza dire una parola)
Prima che chiudano le sale siamo andati al Rialto per goderci una deliziosa commedia franco-tunisina che avrebbe dovuto uscire l’8 marzo scorso (data significativa) ma poi ci si è messo in mezzo il virus.
TRAMA ESSENZIALE. Selma, nata in Tunisia ma cresciuta laicamente in Francia, è diventata psicanalista. Decide di tornare a Tunisi per esercitare la sua professione. Ce n’è bisogno infatti: tra burocrati surreali, imam in crisi e poliziotti maschilisti è davvero una gabbia di matti. Come va a finire non ve lo dico (non voglio togliervi la sorpresa).
Posso dirvi solo che il film, presentato a Venezia nel 2019, è caratterizzato dal garbo tipico delle commedie francesi.
Provo a immaginare come questa storia sarebbe trattata qui da noi.
Dopo la locandina trasferitevi mentalmente nell’ufficio del produttore Assegno Scoperto. Dove un suo tirapiedi assistente gli proporrà il soggetto.
“Ce sta questa psiconalista che s’intigna de aprì uno studio alla Garbatella.
Siccome è bbona ce vanno in molti. Qualcuno fà er bullo e chiede Non è che invece del divano se po’ ffa direttamente a letto? Ma lei je molla una pizza in faccia.
Alla fine lei se innamora de Raoul Bova…”

SOGGETTI MASCHERATI NON IDENTIFICATI (Unidentified Persons with Mask)
Sono da sempre convinto della necessità delle mascherine.
Ma riconosco che la maschera (coprendo dalla punta del naso al mento) crea dei problemi di identificazione.
A partire dal marzo scorso incontro persone che non so chi siano, ma mi salutano cordialmente.
Per brevità li definisco UPM. Gli UPM differiscono dagli UFO perché non volano.
E perché creano situazioni imbarazzanti.
-Chi è questa? Chi è questo?– Nel dubbio saluto tutti, un po’ frettolosamente.
E poi c’è chi, accorgendosi della mia perplessità, mi chiede “Non mi riconosci?”
La tentazione sarebbe rispondere “Sei una carogna! Io ho già 75 anni e non ci vedo bene! Pretendi che con quella maschera riesca a riconoscerti? Dimmelo tu chi sei e farò finta di essere contento di averti incontrato!”
Inoltro la seguente proposta al Consiglio dei Ministri.
“Siano distribuiti dei badge individuali in modo da rendere identificabili gli UPM ed evitare figuracce a chi ha poca vista e poca memoria”

Due o tre considerazioni su LA VITA STRAORDINARIA DI DAVID COPPERFIELD
Premessa. Se del capolavoro di Charles sapete poco o niente le prossime 28 righe saranno poco comprensibili.
Ma potete rimediare iscrivendovi a un corso di letteratura inglese o (costa meno) leggendo il mio riassunto alla fine, dopo l’ultima immagine. A proposito, sapete che le opere di C.D. hanno ispirato più di 30 film? Ah, non v’importa una sega? Ok, amici come prima. Fine della premessa.
La prima cosa che colpisce è la presenza nel cast di attori/attrici diversamente pigmentati. E’ stata una scelta (che applaudo con tutte le mani che ho) del regista Armando Iannucci. La realtà del Regno Unito è sempre più multietnica (il sindaco di Londra è di origine pakistana). Credo che ai non pochi razzisti presenti in sala non piacerà che David, il protagonista, sia interpretato da Dev Patel e che la madre di Steerforth (bianco che più bianco non si può) abbia la pelle nerissima. Ma è il mondo moderno, bellezza, e tu non puoi farci niente.
Seconda considerazione. Sono state sfrondate (anche per motivi di brevità) molte delle pagine più cupe del romanzo. Non aspettatevi di vedere l’infelicissima esperienza scolastica di David a Salem House. E non vedrete Dora morire. Di conseguenza il film ha un carattere gradevolmente leggero.
Altra variante rispetto al testo. Chi ha letto bene il romanzo sa il personaggio chiave è Micawber che, riconoscendo le firme contraffatte dal superstronzo Heep, ne impedisce il trionfo. Ma qui (ATTENZIONE: SPOILER!!!) chi scopre la contraffazione è Mr. Dick.
Sospetto che ciò sia dovuto al fatto che Dick è interpretato da Hugh Laurie, attore di grandissima notorietà (tra le altre cose è stato House). A una star come Laurie bisogna dare molto spazio; mica puoi dirgli “devi solo far volare gli aquiloni”!
TRAMA ESSENZIALE. David sale dalle stalle alle stelle. Ciò avviene nella prima metà dell’800, mentre si consolida il capitalismo, sistema economico in cui basta poco per ritrovarti improvvisamente col culo per terra (succede alla zia Betsey) e più raramente puoi percorrere la strada opposta (a Charles Dickens successe).

TRITTICO – tre storie papali dirette da E. Lubitsch, Q. Tarantino e E. Vanzina
NON E’ COME SEMBRA (regia di Ernst Lubitsch)
La scena è una lussuosa suite dell’Albergo del Libero Scambio. Su una poltrona Frau siede Madame Marogna. Sta aggiustando l’orlo di un paio di pantaloni bianchi.
Entra il cardinale Pell. E’ appena tornato dall’Australia e risente del jet lag. Tuttavia non gli sfugge il colore dei pantaloni e arguisce che appartengano al Sommo pontefice.
-Confessate, Madame! Papa Francesco è nascosto in uno di questi armadi?-
-Non è come sembra, signor cardinale! Posso giurare che non c’è nessun papa in questi armadi!-
Pell non è convinto e apre, uno dopo l’altro, gli armadi sul fondo della scena. Nell’ultimo appare il cardinale Becciu vestito di bianco.
-Non è quello che pensi, caro Pell: è solo un gioco! So benissimo che non sarò mai papa e allora, adesso che ho tanto tempo libero, ogni tanto vengo qui a vestirmi…-
Rendendosi conto di non essere gradito Becciu scatta come un centometrista ed esce di corsa inseguito da Pell, appesantito dagli anni e dal jet lag.
Quando il baccano si placa la porta del bagno si apre. Ne esce papa Francesco, privo di pantaloni.
-Hai finito l’orlo, Cecilia? Sai, comincio ad avere un po’ freddo…-
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IL CONCISTORO DI ITACA (regia di Quentin Tarantino)
Papa Francesco convoca tutti i cardinali in un convento abbandonato nell’isola di Itaca.
-Vi ho riuniti qui, cari confratelli, per dirvi che intendo preparare un nuovo conclave!-
Mentre quelli sono paralizzati dallo stupore estrae dal suo scrittoio un lanciafiamme e li incenerisce in pochi secondi (è un modello miniaturizzato, brevetto Elon Musk).
Ottenuto il silenzio dichiara aperte le votazioni. Fumata bianca. Votanti 1, voti a suo favore 1.
A SPASSO NEL TEMPO (regia di Enrico Vanzina)
Leonardo da Vinci, com’è noto, costruì una macchina del tempo nel 1499 e la sperimentò inviando nel 2020 i discepoli più grulli della sua scuola: Massimo da Luino e Christian da Roma.
I due grulli, sbagliando a ingranare la marcia indietro, si ritrovano nel 1860 su una delle navi di Garibaldi. Cercano di convincere il Generale a sbarcare a Montecarlo per tentare la fortuna al casinò ma vengono gettati in mare.
Dopo una serie di maldestri tentativi di far funzionare la Macchina si ritrovano a Gerusalemme la mattina del Sabato santo.
Lì incontrano Simon Pietro, devastato dai sensi di colpa per aver rinnegato il Maestro.
“Dai Pietro, non ti abbattere! Noi sappiamo che ti perdonerà! E comunque se sali nella macchina con noi ti facciamo tornare indietro di 36 ore e così correggi i tuoi errori!”
Come al solito Massimo schiaccia il pulsante sbagliato e si ritrovano tutti e 3 nel 1499 dove ad accoglierli ci sono Leonardo e una donna dai capelli neri.
Pietro la riconosce subito: Maddalena, come hai fatto ad arrivare fin qui?
Maddalena spiega tutto. E’ stato Leonardo a trovarla con un modello perfezionato della macchina del tempo.
Ora è massimamente opportuno, aggiunge Leonardo, che Maddalena e Pietro viaggino fino al 2020 e chiedano udienza a Francesco, successore di Pietro.
Lo devono convincere che la Chiesa deve valorizzare le capacità delle donne.
-Non tutte le donne sono perfette; ma guardate Maddalena! Non solo è una santa, ma sa pilotare la Macchina con un’abilità sbalorditiva! Sembra che non abbia fatto altro nella sua vita!-
-Grazie dei complimenti, Leonardo! Ma perché proprio nel 2020? Non ci sono anni più vicini?-
-Ogni fiore ha la sua stagione, Maddalena. Ci vorranno secoli prima che possa maturare l’idea che le donne valgono almeno quanto gli uomini.-

DECRESCITA (FELICE?)
Ogni tanto sento dire che non tutti i virus vengono per nuocere.
Che l’eccezionale rallentamento dell’economia mondiale, iniziato la primavera scorsa, è un bene.
Soprattutto per l’ambiente. Anzi si deve pregare perché il virus si diffonda sempre di più e faccia passare a tutti la voglia dei concerti sulla spiaggia, dei viaggi in aereo, dei rave party ecc.
Mah.
Non sono uno studioso di ecologia, di scie chimiche e di ossidi di azoto.
Dico solo che in queste crociate contro la società dei consumi e in questa nostalgia della società preindustriale mi sembra di sentire l’eco del “ricordati che devi morire” a cui Massimo Troisi diede una risposta memorabile.
Nessun ecologista è stato maltrattato nella stesura di questo post.

il Nobel a Claudio Magris? Purtroppo no…
Stamattina sarà assegnato il Nobel per la letteratura. Ripubblico il post dell’anno scorso.
Mi sussurrano che quest’anno la Medaglia andrà a Louise Gluck.
Non te la prendere, Claudio. Sarà per un’altra volta.
Ho sempre stimato Magris e ora, dopo aver letto TEMPO CURVO A KREMS, nella mia considerazione è salito di altri 5 gradini.
5 gradini in quanto si raccolgono in questo libro 5 racconti, uno più bello dell’altro.
- IL CUSTODE – il protagonista è un infelice riccone che, paradossalmente, prova appagamento a svolgere la funzione di portinaio in un palazzo di Trieste che è suo come tante altre cose…
- LEZIONI DI MUSICA – il protagonista si chiama Salman Meierstein, insegna al Conservatorio; gli tornano in mente le traversie della sua famiglia, dalla Polonia degli anni 20 (dove gli Israeliti erano trattati molto peggio di come li trattava l’Impero degli Asburgo) all’Italia fascista (dove, prima delle infami leggi del ’38, la sua stirpe non era malvista); ricorda quando indossava la divisa di balilla e suo padre gli ordinava di salutare col braccio teso: “Hejb die Hand, Meschugge!” (traduco dall’yiddish: alza il braccio, idiota!“)
- TEMPO CURVO A KREMS – il protagonista ha tenuto un’applaudita conferenza su Kafka a Krems (a Magris piace tanto ambientare una storia sul Danubio) e fa una scoperta sconcertante: Nori, l’incantevole 18enne per cui aveva sospirato decenni prima, è ancora viva e lo manda a salutare Non è possibile! Nori era una classe avanti e non lo aveva mai degnato di uno sguardo… “per un ragazzo di 17 anni Nori era più inaccessibile di una diva di Hollywood per un professore”; esiste dunque una dimensione in cui il tempo è curvo, non rettilineo come l’immaginiamo normalmente?; cosa succede all’interno dei buchi neri, dove la gravità cancella anche il tempo?; magari in uno di quei buchi esiste un universo in cui Shakespeare non è mai esistito e Nori risponde a una tua telefonata.
- IL PREMIO – Lu (Alessandria); una sera tra letterati: è stato assegnato un premio (è a questo punto che ho pensato al Nobel) e si beve (nel Monferrato non c’è spazio per gli astemi); il protagonista si chiama Serra e si trova disagio tra poeti e narratori più giovani di lui (autobiografico?); alla fine torna a casa (casa per modo di dire) borbottando “devono essere queste le nuove tendenze letterarie… be’, passeranno anche queste!”
- ESTERNO GIORNO. VAL ROSANDRA – si sta girando un film sulla Grande Guerra; il protagonista è sul set come consulente storico (avendo combattuto su quelle trincee col grado di tenente); tra una scena e l’altra rievoca un episodio sanguinosissimo, in cui salvò la vita a un austriaco; il quale austriaco dopo la guerra lo volle ringraziare (“sie haben mein Leben gerettet”) e dirgli che aveva avuto un figlio e lo aveva chiamato Adam nella speranza che sarebbe vissuto in un nuovo Eden, un mondo senza più guerre (speranza vana, ahimè…)
