Quando ho saputo che un ministro della nostra Repubblica delle Banane ha ipotizzato una pista ciclabile attraverso lo Stretto non sapevo se ridere o piangere.
Motivi per piangere ce ne sarebbero. Ma che minchia di governo è? Non riusciamo a evitare l’acqua alta a Venezia, gli ingorghi nel Raccordo Anulare, i disastri ferroviari ecc ecc e pensiamo ancora ai ponti faraonici?
Però è meglio ridere che piangere.
Quindi espongo alcune ideuzze all’immancabile Commissione, sperando di essere cooptato.
- Pista ciclabile sopra le nuvole. Sarebbe una grande attrattiva turistica. Percorrere l’Arcobaleno da Gioia Tauro a Taormina mentre dal cielo Judy Garland canta OVER THE RAINBOW. Non è difficile: basta vivere in un cartone animato.
- Pista ciclabile sopra l’acqua (già progettata dall’ing. Cane). Presenta alcune difficoltà. Come ogni ciclista sa lo spostamento d’aria provocato dai veicoli e dai treni crea problemi di stabilità. A questo inconveniente si può ovviare obbligando tutti a viaggiare a passo d’uomo oppure riservando ai ciclisti una pista centrale, con due quinte laterali di alberi (almeno 40 metri di larghezza ciascuna)
- Pista ciclabile in fondo al mare. Basterà che Mosè divida le acque tra Tirreno e lo Ionio a intervalli regolari. Attenzione! Anche Mosè ha bisogno di riposarsi! Perciò sarà opportuno assumere almeno 36 Mosè per i necessari turni.
- Spostamento della Sicilia. Usando appositi martinetti e impiegando qualche milione di operai l’isola sarà traslata verso Nord più o meno all’altezza di Maratea. I costi potranno essere ridotti affidando la direzione dei lavori a Polifemo e agli altri Ciclopi (durante l’esecuzione dell’opera si mangerebbero tutti gli operai)