Cena alla Rotonda sul Pane, sulla Persicetana. Mi chiedono se il film di Muccino regge il confronto con quello di Scola (che conosco praticamente a memoria).
Potrei cavarmela con banalità del tipo “davanti a un capolavoro della commedia all’italiana qualsiasi film moderno impallidisce”, “Favino è bravo ma non sarà mai Gassman”, “Nino Manfredi uno come Kim Comesichiama se lo beve con le olive” ecc.
Invece provo a dire qualcosa di più serio (in attesa delle pizze).
C’ETA aveva una venatura tragica. Nel finale Gianni (ricco ma infelicissimo) rimpiange di non essere morto in guerra. Intorno a lui la società si inaridisce. L’ideale degli italiani è mettersi un’auto sotto il culo. E lui non ha il coraggio di dire la verità ai vecchi amici (che è diventato un campione di cinismo).
GAPB è solo commedia, la venatura traggica nun c’è manco pe’ gnente.
Le automobili e gli altri simboli del consumismo invadono la scena e tutto finisce a tarallucci e champagne. Anche le tensioni tra genitori e figli (che non c’erano nel film di Scola) si allentano fino a scomparire. Basta che c’è la salute.
Potrei aggiungere che Gemma (interpretata da M. Ramazzotti) più che esprimere sentimenti sembra allenarsi per il titolo mondiale di coatta (la coattaggine non è ancora disciplina olimpica? ce lo faranno, ce lo faranno…)
Ma di questo (e del fatto che Muccino di film in film diventa sempre più misogino) parleremo un’altra volta. Stanno arrivando i panini e le pizze.