I “cattivi”: un ruolo che riesce bene agli attori italiani

In America si chiama THE VILLAIN ROLE. In italiano, il ruolo del cattivo, della carogna, di quello “che quando muore il pubblico è contento”.

Gli attori (per lo più) non lo amano. Alcuni GRANDI ATTORI lo hanno fatto molto bene: Orson Welles, Eli Wallach, Christopher Lee, Al Pacino, ecc.

Lo faceva BENISSIMO Gian Maria Volontè. Ve lo ricordate in “Indagine su un cittadino ecc?”

E a Hollywood spesso hanno pensato di affidare questo ruolo ad attori italiani.

Dopo farò alcuni esempi. Ma la domanda è: perché hanno pensato agli italiani?

Credo che nell’immaginario collettivo degli americani (non gli intellettuali, voglio dire gli americani “medi” dei paesotti e delle periferie, tutti TV birra e Reader’s Digest) l’italiano sia visto istintivamente come quello che ti pugnala alle spalle, BUGIARDO, DOPPIOGIOCHISTA E (naturalmente) MAFIOSO.

C’è una lunga, secolare tradizione di stereotipi che risale al teatro elisabettiano, alle leggende anticattoliche: noi siamo i MACHIAVELLI, le LUCREZIE BORGIE, i CAGLIOSTRO, i GESUITI ecc.

Ho in mente un post sulla saga del PADRINO. Mi servirà per approfondire il concetto. Per oggi mi limito a citare tre grandi attori italiani che hanno “fatto i cattivi” oltreoceano.

Vittorio Gassman – Andò in America alla fine degli anni ’70 e interpretò (benissimo) alcuni villain roles: ve li ricordate Quintet (Robert Altman), La Tempesta (Paul Mazursky) e Pelle di sbirro (Burt Reynolds)?

Adolfo Celi – Un grande attore, per lo più noto per ruoli brillanti, ma capace di mettersi la maschera del Supercattivo contro James Bond in Thunderball Operazione tuono (1965).

Sergio Castellitto – Lo abbiamo visto di recente nella parte del malvagio re Miraz (e accanto a lui c’era Pierfrancesco Favino, un’altra bella “faccia da cattivo”) in un film mediocre. Ne ho parlato nel post https://ilbibliofilo.wordpress.com/2008/11/30/il-principe-caspian-contro-i-conquistadores/trackback/  e penso che l’interpretazione di Sergio basti da sola a giustificare il prezzo del biglietto.

ANONYMOUS, un po’ tragedia e un po’ Dallas

I costumi sono bellissimi. Meritano almeno una nomination all’Oscar.

Quanto al resto… i casi sono quattro:

  1. siete appassionati del teatro elisabettiano e sarà UNA VERA GODURIA vedere sulla scena i teatri The Rose e The Globe, Ch. Marlowe, Ben Jonson (non quello che correva i 100 metri…),  Edward de Vere e i più famosi brani dell’Enrico V, Romeo and Juliet, Amleto ecc
  2. vi piacciono le riprese dall’alto (Emmerich è uno specialista) e sarete deliziati dalle inquadrature dei grattacieli di Manhattan (stiamo andando a vedere Derek Jacobi che apre l’ombrello sul palcoscenico) e dei funerali di Elisabetta I (molto nero sulla neve)
  3. siete fan di Vanessa Redgrave (e di sua figlia Joely Richardson) e vi piacerà tanto ma tanto ma tanto vedere la prima nelle vesti della Regina 70enne e la seconda nel ruolo della stessa regina che (da giovane) aveva una vita sessuale movimentata assai assai
  4. non appartenendo alle categorie precedenti vi sembrerà un film molto complicato e molto lungo, che ha toni di tragedia ma anche di soap opera (pensate a Dallas, con gli intrighi di Geiar, Bobby, Cliff Barnes… solo che qui non c’è il petrolio)

CONSIDERAZIONE FINALE. M’importa una cippa sapere se Will Shakespeare era un prestanome o davvero era davvero capace di scrivere “nessun filosofo è mai stato capace di sopportare il maldidenti” (perché un provinciale di Stradford non potrebbe essere capace di conquistare il pubblico di tutta Londra?). Mi basta ammirare drammi come Otello e Re Lear, senza pormi troppi problemi.

MA NEL MONDO ANGLOSASSONE Shakespeare è considerato un semidio e quindi per loro il problema dell’attribuzione è AFFASCINANTE.

Provano brividi ed emozioni per noi poco comprensibili. Per fare un’analogia, provate a immaginare che Lucrezia Borgia, ricattando N. Machiavelli, gli abbia imposto di pubblicare con il suo nome IL PRINCIPE che lei aveva scritto per lanciare messaggi cifrati al re di Francia…anonimo

Published in: on novembre 22, 2011 at 1:41 am  Comments (5)  
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