aspettando GODOT e cercando Zazzà

Questo testo è trasparente, chiaro e inequivocabbbbile!

Quando il protagonista si chiama ISAIA (un profeta molto importante di Israele: a Bologna gli abbiamo dedicato una via e una delle 12 porte), si delizia delle mistiche armonie del PARSIFAL e cerca il perduto amore durante i festeggiamenti del santo Patrono di Napoli… è chiaro che ISAIA STA CERCANDO DIO.

Non sembri strano che la divinità sia chiamata Zazzà! Secondo la Kabbala ebraica INFINITI SONO I NOMI DI DIO… e poi, scusate, Samuel Beckett lo ha chiamato Godot (GOD + GOTT): Beckett sì e io no?

Allo stesso modo, nessuna stranezza se ISAIA adopera espressioni così affettuosamente terrene per parlare del suo amore. Spesso nella letteratura mistica si usano termini metaforici.

Ad esempio, ecco come nel Canto di Salomone l’anima innamorata di Dio descrive il suo affanno: “sul mio giaciglio, lungo la notte, ho cercato l’amato del mio cuore; l’ho cercato, ma non l’ho trovato; mi alzerò e farò il giro della città, per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amato del mio cuore; l’ho cercato, ma non l’ho trovato…” Infatti lo cerca tutta la notte, viene maltrattata dalle guardie della città (i preti?) e alla fine LO TROVA.

 Auguro buona fortuna ad Isaia. Alle volte Dio si fa cercare molto a lungo. Qui a Bologna l’abbiamo visto l’ultima volta il 31 maggio 1998 quando, indossando una maglietta col numero 5, centrò un bersaglio da 3+1 e rovesciò una sfida-scudetto che sembrava persa.

Da allora non s’è più visto.