Mentre giravo nella bella città di Parma ho incontrato il Maestro, proprio davanti il Teatro Regio, quello che una volta si chiamava Ducale.
-Maestro, è proprio necessario ripetere anche quest’anno questo noioso rito?-
-E’ un business, mio giovane e ingenuo amico, è un business. Uno spettacolone farcito da interminabili spot prima durante e dopo il festival (perché c’è anche il dopo sanremo, sapete?). Questi spot portano nelle casse della rai cifre sbalorditive. Molto più di quanto fruttino gli spot che si appoggiano sugli spettacoli sportivi. Olimpiadi comprese-
E qui ha cominciato a divagare sullo sport americano e in particolare sul Super Bowl (è ferratissimo sull’argomento e nell’ambiente si dice che tifi per i Philadelphia Eagles); ma sono riuscito a interrompere la sua loquela e a ritornare all’argomento canzonette.
-Maestro, perché il pubblico televisivo non cambia canale quando ascolta questa roba che non chiamo diarrea solo perché la diarrea potrebbe offendersi?-
Lui ridacchia sotto i baffi e risponde.
-Chiunque abbia un minimo di orecchio preferisce la voce di Maria Callas a quella di Rosalba Pippa (in arte Arisa). Perciò non accenderà la tv o guarderà altri programmi. Ma i pubblicitari indirizzano i loro strali ai quadrupedi più stupidi del branco, proprio perché chi ha almeno un granello di sale nella zucca non si fa influenzare dagli spot (questo è stato già illustrato nel dialogo tra Socrate e Callicle, riassunto qui). E niente pubblicità se il brano è lungo! (CASTA DIVA dura più di 7′? niente spot! mentre ne avrà SINCERITA’ che dura 3′ 21″)-
Ma non ci deve nemmeno essere il paragone con altra musica… Sanremo è Sanremo, è giusto che ci sia, peraltro da un paio di anni è anche cambiato molto, ammodernandosi…
Moz-
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