Stavo rileggendo THE MAN IN THE HIGH CASTLE, capolavoro di Dick noto qui da noi col titolo LA SVASTICA SUL SOLE.
A un certo punto mi sono rivolto all’autore (tramite un congegno che mi ha prestato “Doc” Brown) per chiedergli: perché in Italia non si scrivono storie così?
Ecco la risposta, tradotta in italiese:
Chi scrive storie di fantascienza pensa al futuro.
Noi americani crediamo nel futuro, nel cambiamento. Voi sperate di vivere in un eterno presente.
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- ripetete all’infinito quella lagna del festival di sanremo
- dipendesse da voi la Carrà vivrebbe in eterno
- da 1500 anni pensate che qualsiasi cosa succeda (invasione degli Unni, bombe americane, virus cinesi) ci penserà il Papa a salvarvi il culo
- il vostro più acuto politico ha scritto che il potere logora chi non ce l’ha; di conseguenza siete rassegnati a vedere la Juventus vincere altri 200 campionati
- peggio ancora: dietro ogni frase, intelligente o banale, vedete allusioni ai giochetti della vostra politica; se sentite dire “ho visto i raggi B balenare nel buio davanti alle porte di Tannhauser” pensate che si alluda alle primarie per eleggere il sindaco di Bologna; e nella frase seguente “tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia” vedete un messaggio recondito di nostalgia del regime fascista
Interessante riflessione, anche se non so se Dick scrivesse del futuro… Io ci vedo tanto del suo presente nelle sue meravigliose storie di fantascienza! :–)
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Sono d’accordo che le sue opere sono spesso dedicate agli incubi della sua epoca. Ma quando si parla del futuro (che è imprevedibile) succede sempre così.
E non dimentichiamo che MINORITY REPORT e IL CACCIATORE DI ANDROIDI (da cui è stato tratto BLADE RUNNER) sono ambientati nel futuro.
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