TRAMA ESSENZIALE. Jack O’Brien è un uomo d’affari stanco e disilluso. Gli torna in mente la sua verde età a Waco (Texas) negli anni ’50: il padre, la madre, i fratelli… Quando uno dei fratelli muore, la pur religiosissima madre chiede angosciata a Dio “PERCHE’, SIGNORE, PERCHE’?” E anche il giovane Jack si era posto la questione: “Perché io devo comportarmi bene se tu, Dio, sei cattivo?”
Alla fine, varcata una misteriosa porta, Jack si ritrova in una spiaggia assolata, in una specie di paese dei morti dove (sulle note di un Requiem di Berlioz) ha modo di riconciliarsi col padre (che in fondo era un buondiavolo, ma incattivito dalla vita).
Tutto ciò viene raccontato molto bene, in un tripudio di immagini: aurore boreali, meduse, campi di girasoli, dinosauri, eclissi e tanti tanti bellissimi alberi.
C’è anche un pezzettino d’Italia: uno dei “mostri” di villa Lante presso Bomarzo.
Detto ciò, dopo aver rivisto il film in v.o. devo spiegare per quale motivo questa storia non suscita in me l’entusiasmo di tanti critici (ad es. Roberto Escobar o Curzio Maltese).
Purtroppo io ho degli anni ’50 un pessimo ricordo, acuito da molte analogie tra la mia famiglia e gli O’Brien. Anche noi eravamo tre fratelli (fortunatamente ci siamo ancora tutti) e abbiamo subìto un padre autoritario (molto più severo di Brad Pitt, credetemi sulla parola). Nostra madre era anche lei una vittima, schiacciata dalla personalità di un vero tiranno… Insomma il film in questione risveglia in me ricordi molto molto amari.
E’ veramente un peccato perché (torno a dirlo) questo autore MI INCANTA. Lo accosterei a M. Antonioni per il suo FAR PARLARE LE IMMAGINI, più che gli attori (per doppiarlo non hanno impiegato molto tempo, presumo).
Concludo con la citazione dal Libro di Giobbe con cui inizia il film: “Dove eri tu quando IO gettavo le fondamenta della Terra… quando le stelle del mattino cantavano tutte insieme e i figli di DIO mandavano grida di gioia?”
Mi dispiace per i tuoi ricordi poco piacevoli… ma il film sostiene proprio che gli anni 50 erano tutt’altro che belli e piacevoli (come molti americani tendono a credere)
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infatti erano anni in cui molti genitori ritenevano loro dovere “formare il carattere” dei figli con metodi al limite del sadismo
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Le esperienze personali influiscono sulle nostre scelte, decisioni, gusti. E’ normale che sia così. Mi piace l’accostamento ad Antonioni e al lasciare parlare le immagini. E il fatto che tu sia andato a vederlo con tuo figlio è una cosa bellissima. 😀
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A me è molto piaciuto: l’ho trovato ispirato e (ebbene sì) anche emozionante, oltre che visivamente eccezionale. Certo, era da tempo che un film non divideva così nettamente pubblico e critica; ma credo che, per un film che vuole far riflettere su argomenti di tale pregnanza, sia una cosa giusta e inevitabile.
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Non so se sia una questione di doppiaggio, ma forse tu che hai visto la v.o. puoi rispondermi: la voce femminile (di J.Chastain) è anche nell’originale a volte poco comprensibile perché appena sussurata? In ogni caso un grande esercizio di Arte in senso lato, che di cinematografico forse non ha molto o perlomeno non è ciò a cui siamo stati finora abituati
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la voce della Chastain è perfettamente comprensibile nell’0riginale
credo che il doppiaggio sia avvenuto frettolosamente (è uscito in Italia il 18 maggio, 4 giorni prima della premiazione)
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[…] Premetto che THE TREE OF LIFE mi è molto piaciuto (vedi recensione). […]
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[…] Sui motivi che mi fanno preferire L’alberodellavita a THE ARTIST ho già postato. […]
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