Stamattina sarà assegnato il Nobel per la letteratura. Ripubblico il post dell’anno scorso.
Mi sussurrano che quest’anno la Medaglia andrà a Louise Gluck.
Non te la prendere, Claudio. Sarà per un’altra volta.
Ho sempre stimato Magris e ora, dopo aver letto TEMPO CURVO A KREMS, nella mia considerazione è salito di altri 5 gradini.
5 gradini in quanto si raccolgono in questo libro 5 racconti, uno più bello dell’altro.
- IL CUSTODE – il protagonista è un infelice riccone che, paradossalmente, prova appagamento a svolgere la funzione di portinaio in un palazzo di Trieste che è suo come tante altre cose…
- LEZIONI DI MUSICA – il protagonista si chiama Salman Meierstein, insegna al Conservatorio; gli tornano in mente le traversie della sua famiglia, dalla Polonia degli anni 20 (dove gli Israeliti erano trattati molto peggio di come li trattava l’Impero degli Asburgo) all’Italia fascista (dove, prima delle infami leggi del ’38, la sua stirpe non era malvista); ricorda quando indossava la divisa di balilla e suo padre gli ordinava di salutare col braccio teso: “Hejb die Hand, Meschugge!” (traduco dall’yiddish: alza il braccio, idiota!“)
- TEMPO CURVO A KREMS – il protagonista ha tenuto un’applaudita conferenza su Kafka a Krems (a Magris piace tanto ambientare una storia sul Danubio) e fa una scoperta sconcertante: Nori, l’incantevole 18enne per cui aveva sospirato decenni prima, è ancora viva e lo manda a salutare Non è possibile! Nori era una classe avanti e non lo aveva mai degnato di uno sguardo… “per un ragazzo di 17 anni Nori era più inaccessibile di una diva di Hollywood per un professore”; esiste dunque una dimensione in cui il tempo è curvo, non rettilineo come l’immaginiamo normalmente?; cosa succede all’interno dei buchi neri, dove la gravità cancella anche il tempo?; magari in uno di quei buchi esiste un universo in cui Shakespeare non è mai esistito e Nori risponde a una tua telefonata.
- IL PREMIO – Lu (Alessandria); una sera tra letterati: è stato assegnato un premio (è a questo punto che ho pensato al Nobel) e si beve (nel Monferrato non c’è spazio per gli astemi); il protagonista si chiama Serra e si trova disagio tra poeti e narratori più giovani di lui (autobiografico?); alla fine torna a casa (casa per modo di dire) borbottando “devono essere queste le nuove tendenze letterarie… be’, passeranno anche queste!”
- ESTERNO GIORNO. VAL ROSANDRA – si sta girando un film sulla Grande Guerra; il protagonista è sul set come consulente storico (avendo combattuto su quelle trincee col grado di tenente); tra una scena e l’altra rievoca un episodio sanguinosissimo, in cui salvò la vita a un austriaco; il quale austriaco dopo la guerra lo volle ringraziare (“sie haben mein Leben gerettet”) e dirgli che aveva avuto un figlio e lo aveva chiamato Adam nella speranza che sarebbe vissuto in un nuovo Eden, un mondo senza più guerre (speranza vana, ahimè…)