Dalle parti di Monza un treno è partito da solo (macchinista e capotreno erano al bar quando gli hanno dato la bella notizia) e, per evitare guai maggiori, lo hanno instradato su un binario morto.
Ecco il risultato.
PRIMA CONSIDERAZIONE. Qualcuno dovrà pagare i danni (quel treno è da rottamare, direi).
Prevedo una lunga causa in tribunale.
Qualcuno andrà in galera? No, direi di no. Se Francesco Schettino, quel grande navigatore che provocò la morte di 32 persone, se l’è cavata con 16 anni (tra sconti di pena e libertà provvisoria mi sa che lo incontreremo presto in qualche bar di Sorrento) al responsabile di questo disastro toccherà solo un cartellino giallo: AMMONITO!!!!
SECONDA CONSIDERAZIONE. Più di 700 anni fa un fiorentino non privo di fantasia definì nel 6° canto del Purgatorio l’Italia un bordello (beh, per questo non occorre essere tanto fantasiosi) e usò la metafora di una nave in difficoltà per la mancanza del timoniere durante una tempesta.
A quell’epoca non c’erano i treni.
Tutto giusto, tranne un minuscolo particolare: Dante scrisse “provincie” e non “province”. Conosceva perfettamente l’origine latina della parola, sapeva perciò che la seconda -i- fa sillaba a sé e dunque non c’è motivo per cui debba cadere nella forma plurale. Lo sapevano anche i padri della patria repubblicana, che nella Costituzione continuarono a scrivere “provincie” con la -i-. Oggi in teoria le provincie non dovrebbero esserci più, ma in realtà non si è ancora riusciti a eliminarle. Perché? Perché finora chi di dovere ha tentato di abolire le “province”, ossia cose che non esistono.
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Concordo e correggo
(ieri sera avevo scelto la prima immagine che ho trovato; la fretta mi ha impedito di controllare)
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Certo Dante era in gamba… molto in gamba.
Quel macchinista che se ne stava tranquillamente al bar non fa altro che dimostrare a noi tutti come vanno le cose in Italia.
In fondo in fondo a Montecitorio e a Palazzo Madama fanno più o meno le stesse cose…
La differenza è che i senatori e i deputati guadagnano di più dei macchinisti.
BUON POMERIGGIO.
Quarc
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Dici bene.
I parlamentari possono danneggiare noi (ciascuno di noi) molto più di un ferroviere distratto. Si dice che è meglio un asino vivo di un dottore morto, ma non è vero: il dottore morto non fa del male, ma un asino vivo è pericolosissimo SOPRATTUTTO SE SIEDE IN PARLAMENTO
Buona serata
Marco
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Evidentemente ironia e dietrologia sono disponibili a tutti, proprio tutti, senza alcun costo e fatica, inoltre si applica a tutto, destra, sinistra, centro (quale?). Anche scienziati ed “esperti” prima o poi faranno qualche cavolata mentre chi sta in poltrona avrà sempre ragione … aveva ragione Dante ma … parlando degli “altri”, dei politici, dei sindacati, dei preti, ecc … mai di noi … che tristezza!
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Gli scienziati dicono spesso cavolate.
I primi che mi vengono in mente sono Zangrillo e Roberto Vacca (ma l’elenco sarebbe lungo) secondo cui il caldo dell’estate avrebbe cancellato il virus.
Lo vadano a raccontare a Briatore.
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