Alla prima domanda rispondo SI’
Alla seconda rispondo NO (mi dispiace dirlo, perché il Malvaldi è il mio preferito tra i giovani; ma insomma quel che va detto va detto).
Cominciamo dalla morte del Chiti.
E’ morto di malattia o l’hanno ammazzato il Rambaldo Chiti?
Considerate che la prima tesi è sostenuta da Ambrogio da Rosate, astrologo della corte di Ludovico il Moro.
E la seconda da Leonardo da Vinci.
Non c’è gara. Leonardo non sbaglia mai; come Sherlock Holmes, come Poirot, come Miss Marple.
Infatti mastro Leonardo ci spiegherà chi, come e perché ha ucciso Rambaldo. Ma, detto tra noi, ricostruire questa trama poliziesca è poco importante per me.
Come poco mi interessa se Leonardo fosse vegetariano o no (si sono scritti libri per discutere questo tema): mi interessa leggere un buon romanzo e rintracciare l’arguzia di cui sono così ricchi I DELITTI DEL BARLUME.
Mi dispiace dirlo, ripeto. Ma di buone battute nel romanzo ce n’è poche.
Per lo più riguardano il re di Francia Carlo Ottavo. “Più che un re sembrava uno sgabello montato male” (pag. 50)….“deficiente piccolo e rognoso… non sarebbe stato in grado di conquistare una latrina, figuriamoci un regno” (pag. 55)
Quel che delude, nella prosa un po’ affrettata di LA MISURA DELL’UOMO, è sentir parlare uomini e donne di 5 secoli fa come se si muovessero tra i tavolini del Barlume.
Non si può sentire, ad esempio, il Portinari (rappresenta a Milano la Banca Medici: non è un bischero qualunque) dire “come avessi accettato!”
Spostandosi alla casta dei nobili, vengono i brividi a leggere una battutina come “dica, Duca!” che era già sciapa quando mi preparavo all’esame di maturità.
Quanto alla duchessa Beatrice d’Este (figlia del duca di Ferrara e moglie di Ludovico Sforza) ci si aspetterebbe vederla più dotata di autocontrollo. Invece a pag 219 è “incazzata come un bufalo” e sbotta con un becero “Manco per un cazzo!”
Beh, sulla bocca di una duchessa il cazzo non s’addice…