A Forlì c’è una mostra sulla pittura italiana dell’Ottocento.
Una bella rassegna di quadri e quadroni, da Hayez a Boccioni. In gran parte soggetti storici: i ritratti di Cavour, Mazzini sul letto di morte e Garibaldi ferito a una gamba. E non dimentichiamo CESARE BORGIA A CAPUA di Previati.
Ma i soggetti non sono soltanto eroi e teste coronate. C’è anche la miseria e la disperazione degli umili.
Qua sotto vedete un quadro di un pittore abruzzese. Si intitola L’EREDE.
In un ambiente particolarmente squallido vediamo rappresentati tre personaggi.
- un morto; lo porteranno via tra poco e lo sotterreranno scalzo (usava così: le scarpe mica si buttano, magari si possono rivendere…)
- una donna china in avanti; forse piange, forse prega; o entrambe le cose; è disperata perché quell’uomo le era caro? o perché la miseria aumenterà?
- un neonato nudo su un cuscino; sembra giocare con una cipolla che tiene in mano (l’audioguida dice che è una cipolla… comunque non cambia se è una patata); è lui l’erede del morto; eredita miseria e sofferenza…
Ma forse no; forse la sua vita avrà pagine positive; forse si innalzerà dalle sue umilissime origini.
La speranza non muore mai.
E comunque mi è venuto spontaneo contrapporre quell’erede nudo a questo babbeo, che ha ereditato un cognome famoso, molto molto impegnativo.
Rispondi