Pizza da Verginiello, in compagnia di nostro figlio e nostra nuora. Vengono da Santiago del Cile e non sono abituati all’abuso, tutto italiesco, degli smartfon.
Voglio dire che non sono abituati allo spettacolo: appena finito l’ultimo boccone sui tavoli intorno al nostro appaiono quegli oggetti rettangolari e via con le foto, le condivisioni, i messaggi whattsapp eccetera.
Quasi nessuno parla. Tutti messaggiano.
A quanto pare in Cile non usa tanto messaggiare a tavola. Usano quegli aggeggi sul posto di lavoro, negli aeroporti, ai giardini pubblici ecc.
Ma non dove si dovrebbe gustare il cibo.
Cambiamo discorso.
-Usano anche da voi i teschi sulle magliette?-
-Sì, ma non tanto frequenti come qui…-
Si discute sui motivi di questa moda che sembrava affievolirsi (ma questa estate italiana l’ha rilanciata).
- si vuole esorcizzare la paura della morte
- sono i riti di halloween (non più confinati alla fine di ottobre: ormai è halloween tutto l’anno)
- se uno/a è brutto/a si consola così (come la moda dei jeans stracciati serviva per “contestare” i pantaloni sciccosi che c’erano prima)
- questo gusto macabro ha ripreso quota da quando c’è Trump: quel coglione rischia di provocare una guerra nucleare e noi, più o meno inconsciamente, ci prepariamo al peggio
A questo punto arriva la pastiera napoletana. Del complesso rapporto tra i napoletani e la morte ne parliamo un’altra volta. OK?
[…] Saliamo sul treno (che parte in perfetto orario): io e mia moglie andiamo a Bologna, nostro figlio e nostra nuora a Santiago, via Fiumicino. C’è ancora tempo per tornare su un argomento a cui avevo accennato qui. […]
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