I costumi sono bellissimi. Meritano almeno una nomination all’Oscar.
Quanto al resto… i casi sono quattro:
- siete appassionati del teatro elisabettiano e sarà UNA VERA GODURIA vedere sulla scena i teatri The Rose e The Globe, Ch. Marlowe, Ben Jonson (non quello che correva i 100 metri…), Edward de Vere e i più famosi brani dell’Enrico V, Romeo and Juliet, Amleto ecc
- vi piacciono le riprese dall’alto (Emmerich è uno specialista) e sarete deliziati dalle inquadrature dei grattacieli di Manhattan (stiamo andando a vedere Derek Jacobi che apre l’ombrello sul palcoscenico) e dei funerali di Elisabetta I (molto nero sulla neve)
- siete fan di Vanessa Redgrave (e di sua figlia Joely Richardson) e vi piacerà tanto ma tanto ma tanto vedere la prima nelle vesti della Regina 70enne e la seconda nel ruolo della stessa regina che (da giovane) aveva una vita sessuale movimentata assai assai
- non appartenendo alle categorie precedenti vi sembrerà un film molto complicato e molto lungo, che ha toni di tragedia ma anche di soap opera (pensate a Dallas, con gli intrighi di Geiar, Bobby, Cliff Barnes… solo che qui non c’è il petrolio)
CONSIDERAZIONE FINALE. M’importa una cippa sapere se Will Shakespeare era un prestanome o davvero era davvero capace di scrivere “nessun filosofo è mai stato capace di sopportare il maldidenti” (perché un provinciale di Stradford non potrebbe essere capace di conquistare il pubblico di tutta Londra?). Mi basta ammirare drammi come Otello e Re Lear, senza pormi troppi problemi.
MA NEL MONDO ANGLOSASSONE Shakespeare è considerato un semidio e quindi per loro il problema dell’attribuzione è AFFASCINANTE.
Provano brividi ed emozioni per noi poco comprensibili. Per fare un’analogia, provate a immaginare che Lucrezia Borgia, ricattando N. Machiavelli, gli abbia imposto di pubblicare con il suo nome IL PRINCIPE che lei aveva scritto per lanciare messaggi cifrati al re di Francia…